lunedì 22 aprile 2024

VITA DA PICCOLI PESCATORI




Vita da piccoli pescatori

di Giuseppe RUSSO

“I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile,ma non hanno mai trovato questi pericoli, una ragione sufficiente per restare a riva.”

(Vincent Villem van Gogh)

La vita dei piccoli pescatori è un intricato intreccio di sfide, sacrifici e speranze che si svolgono tra il mare e la terraferma, lavorando con coraggio nella fatica che il giorno sfama e la notte incerta affronta.

Sul far della sera, sfidando onde alte e tempeste, sotto un cielo che al crepuscolo si tinge di un rosa tenue, navigano per raggiungere la “posta” dove calare le reti o il palamito.

Giunti sul posto, con sguardi di provata intesa, procedono con l’uso dei remi alla “calata” lungo tortuosi sentieri marini, dettati dall’esperienza e seguendo le mire segrete poste lungo la costa frastagliata.

Nel loro incedere tra i flutti agitati, le barche oscillano come i loro cuori battenti messi alla prova dalla forza del vento e dalla tenacia delle correnti marine.

L’incognita del rischio, sempre presente, vive nei loro silenzi, nelle preghiere e nel ricordo costante di un patto eterno, sempre vivo, che si regge da secoli sul rispetto “dovuto” al più forte.

La vita dei piccoli pescatori è molto più di una semplice lotta contro gli elementi. È una lotta contro il tempo, la sorte e le incertezze economiche.

I loro strumenti di lavoro “reti, lenze, ami” sono le armi con cui sfidano la natura, sperando di raccogliere i frutti del mare. Ogni cattura è una scommessa, tra la speranza di un ricco bottino e la paura di tornare a casa a mani vuote.

Così ogni giorno, prima del sorgere del sole, si preparano a salpare con le loro barche, tra le onde che sussurrano e i venti che sibilano forte, verso un destino incerto fatto di speranze e sogni intrappolati tra le maglie di una rete.

Le reti tirate a mano con forza, raccolgono storie di vita, di fatica, di stenti e di morte, e il frutto dell'antica danza tra l'uomo e il mare.

Con le mani callose solcate da tagli doloranti e gli occhi stanchi, nel viaggio di ritorno al porto, contemplano sul legno consumato dal tempo il tesoro dell'acqua, speranza e durezza mescolate in un tormento eterno.

Giunti nel porto, le spalle piegate dal peso del lavoro, portano con loro il pescato del giorno e il peso delle sfide che hanno dovuto affrontare con ardore.

La loro vita è fatta di notti brevi e insonni e di giorni lunghi e operosi, fatti di ripezzi* di armature*di palamiti e sogni, e prescinde dal duro freddo d’inverno e dal caldo cocente del sole in estate.

Custodi di tradizioni antiche, i piccoli pescatori, sono legati indissolubilmente alla cultura e alla storia dei luoghi in cui operano e la loro vita è caratterizzata da una bellezza e una nobiltà uniche.

Sono loro, infatti, i veri guardiani del mare, e i loro racconti e le loro gesta sono intessuti nell'essenza stessa delle comunità costiere.

Per sopravvivere, incrociano con coraggio le onde e portano nel loro cuore la speranza di un buon ritorno e il desiderio di tramandare, un giorno, il proprio patrimonio alle generazioni future come un dono prezioso. 

(A: Donato Merola, Nando Orlando, Vincenzo Orlando e 

     Giovanni Antonaci, pescatori di Borgagne) 

*(Rimagliare le reti rotte o usurate)

*(L’arte del costruire il palamito)

(Raccolta I miei Quadriversi aprile 2024)

giovedì 1 febbraio 2024

ALBA ROSSA NELLA BAIA DI TORRE SANT'ANDREA.

 





Nel silenzio del crepuscolo, spento il faro, eterno testimone silente dei tempi, Sant'Andrea si risveglia e il mare sospira poesie.

Timidi, i primi raggi del sole accarezzano il mare e un dipinto divino s’appressa ai miei occhi.

Nella baia infuocata l'alba rossa è sempre poesia, un canto d'amore che il giorno inizia tra i riflessi dorati e il mare in festa.

Il cielo si tinge di colori ardenti, sfumature di rosso e d'oro vibrante, mentre l'orizzonte danza e s’accende in dolce armonia, con le onde che accarezzano la riva ansante.

La barca gialla sonnecchia ancora nel placido porto, abbracciata dalla luce che dolcemente avanza, e la brezza marina racconta storie antiche, sussurrate tra le trame di una rete da posta, adagiata sui legni ad asciugare il passato.

I riflessi sull'acqua dipingono quadri, di promesse e sogni in un nuovo giorno, nel porto silenzioso, la vita si sveglia, con il canto leggero di un bianco gabbiano che in volo dipinge melodie e libertà.

Così, nel porticciolo s'innalza l'Alba rossa, poesia silenziosa e profonda, un incanto svelato al mondo ancora addormentato, nel cuore di un mattino che l'anima mia dipinge, rinnova e ristora.

Sant'Andrea si risveglia sotto il magico velo, che bacia il suo orizzonte, un dipinto vivente di calma e speranza, dove anche il tempo felice e rapito, si ferma a guardare.

(Testo e foto di Giuseppe RUSSO)

(Raccolta i miei "Quadriversi")





giovedì 25 gennaio 2024

TRAMONTO SUI LAGHI ALIMINI





Tra le dolci sponde dei laghi Alimini, il sole si inchina in un lento declino. Un sipario d'oro, rosso e viola, si apre nel cielo, come in una favola.

Tramonto silente, dipinto di calde sfumature, le acque dei laghi specchiano le dorature. Il giorno sussurra addii nei riflessi, mentre il crepuscolo intreccia i suoi intrecci.

Nuvole danzanti tingono di rosa il cielo, come pennellate d'arte in un quadro di vetro. Riflessi d'oro sull'acqua placida, la natura si trasforma in poesia sentita, mentre i colori si fondono in dolci armonie.

Sull'orizzonte, il sole si ritira con grazia, lasciando dietro sé un'atmosfera audace.

Ai laghi Alimini, il tramonto è un bacio, che accarezza il paesaggio in un abbraccio e nella quiete, gli uccelli s'innalzano in volo, melodia d'ali che svela un canto eterno. Tra canneti e ninfee, un rifugio si cela, dove la natura si svela, serena e bella.

Così, tra gli Alimini che addormentano il giorno, il tramonto si dissolve, ma resta un ritorno. Nel cuore del paesaggio, la magia si rinnova, e il ricordo del tramonto nei laghi Alimini è poesia nova.

(Testo e foto di Giuseppe RUSSO)

(Raccolta i miei Quadriversi gennaio 2024)


 

IL TEMPO DEI MIRACOLI

 



Crescono lente le orchidee selvatiche nel silenzio delle sempre più rare garighe tra i sassi e le affioranti ossa della terra Salentina, immerse nel profumo del timo, del rosmarino e le splendenti distese di ginestre sotto lo sguardo attento di antichi frutti e irti arbusti spinosi.

Come rari gioielli sbocciano e si nascondono timide nel loro regno tra le pietre o sulle alture intrise di salsedine, dove la vecchia e diroccata torre narra leggende e antichi segreti.

Petali di velluto dalle forme misteriose e dai variegati colori esprimono pura meraviglia e la bellezza rara di un'anima selvaggia ed elegante, rivelando ai nostri occhi increduli l’incomparabile bellezza che la natura con amore cela.

Ed’ io d’Esse nutro l'anima e ansioso attendo ogni anno il tempo dei miracoli…

(Raccolta i miei "Quadriversi" Gennaio 2024)









mercoledì 26 maggio 2021

SCIARDINU TE MAGGIU...

 







 ‘SCIARDINU TE MAGGIU"

'Ntra llu sciardinu miu la primavera

a spasu la bellezza sulli rami;

Sull’arbuli li frutti ‘mpena nati

 e zagareddhre bianche profumate;

‘Nnanzi allu puzzu calle mmaculate

e rose russe e gialle vellutate;

Ntra n’angulu lontanu ucche te leoni…

mete preferite te bombi e calabroni,

subiscune in silenziu rapine e incursioni

 comu li gigli bianchi e li gerani.

Nc’è fiuri te ogni tinta

‘ntra lu sciardinu miu

e n’aria mprofumata

ca me ‘ncarizza l’anima

e me 'nvicina a Diu.